giovedì 30 giugno 2011

Inerme


Pagina 488

Il ricordo di una porta che sbatte, le urla.
I miei occhi erano pieni di lacrime e riordinavo la stanza cercando di eliminare ricordi e pericolose associazioni (le associazioni sono affilatissime) aprii il cassetto che usava per la sua biancheria; non era vuoto, ci trovai delle saponette con svariate e contrastanti profumazioni che gli avevo regalato per il suo primo spettacolo e un biglietto ripiegato più volte su se stesso: "sono inerme quando sono con te perché la tua anima è capace di andare oltre e i tuoi occhi mi penetrano tanto da farmi sentire inappropriata in movenze e respiri"
Gli avevo detto addio perché pensavo non mi avesse mai amato, perché ero ancora una volta troppo concentrata su di me, non avevo mai ascoltato e adesso sono inerme di fronte al mio dolore.
Chiederò scusa, domani.





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mercoledì 29 giugno 2011

Notturna

Pagina 508

L'adagiarsi nella notte
con stelle ad illuminare
la Luna poliedrica
le nuvole ad accarezzare.

Sorretto dal vento
il mio animo felice
sogna come farfalle in vita
e la morte non nega respiro al calice.

La bellezza, tutta, ha colori
e ci saranno fiori
e tu sarai libellula
e tu sarai notturna.






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martedì 28 giugno 2011

Nessuna meraviglia


Pagina 262

Non riuscivo a provare emozioni, nessuna meraviglia.
Osservavo tutto quello che mi circondava e, seppur tutto catturava il mio sguardo, nulla era in grado di meravigliarmi.
Ancora oggi percepisco l'emozione degli altri ma non riesco a percepire la mia.
Nessuna meraviglia: anestetizzata








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lunedì 27 giugno 2011

Un pianoforte


Pagina 102

Un pianoforte: a coda, nero, lucido.
Osservavo i tuoi capelli: lunghi, castani, ondulati che coprono la tua schiena, nuda. Anche la tua schiena è nuda come i tuoi piedi che toccano i pedali, freddi e un abito panna accarezza le tue caviglie.
Una melodia malinconica accompagna la mia mano che porta alla bocca un calice di vino, bianco.
Il mio sigaro è spento, forse lo accenderò dopo, forse.
Sbottono la camicia, sciolgo la cravatta per respirare e mi lascio cadere sul divano: in pelle, marrone scuro, lucido.
Poggio la testa all'indietro e chiudo gli occhi...
...le tue mani erano sul mio volto, mi accarezzavano portando via le lacrime. La tua bocca sulla mia pronunciava un sussurrato: "scusa" e le tue mani mi accarezzavano a proteggermi da ogni forma di sensazione poco piacevole. E cosa poteva esserci di poco piacevole? Continuo e cadenzato, "scusa" come se il dolore avesse quel rumore, come se la tua musica avesse quel dolore ma erano le note, quelle note che erano state in grado di toccare parti di anima dolorante. Una continua carezza la tua musica perché i tasti erano sfiorati dalle tue mani: lunghe, sottili quelle stesse mani che sentivo sul mio volto mentre ti avvolgevo con tutto il calore che il mio corpo fosse in grado di produrre.
Nessuna colpa, nessuna responsabilità.
Era solo il suono soave di un pianoforte e l'implosione del mio cuore mi fece respirare e mi fece sentire tutta la vita che mi attraversava. Tutto quello che avevo dentro erano note malinconiche ma era il mio colore migliore. Era il colore che avevo scelto per la mia Anima, per me.





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giovedì 23 giugno 2011

Non basta:Amore?

"EDIZIONE STRAORDINARIA"

Il sindaco di Bologna, Virginio Merola, lancia un'iniziativa per la tutela delle "coppie sposate". La partita vede come avversarie le "coppie di fatto".
Il sindaco di Sulmona, Fabio Federico, parla di "aberrazioni sessuali" parlando dell'omosessualità.
Umerto Veronesi: "Quello omosessuale è l'amore più puro, al contrario di quello eterosessuale, strumentale alla riproduzione".

Un esempio tangibile di etichetta.
Abolirei tutte e tre le affermazioni perché creano due parti, distinte, dove una deve vincere sull'altra.
E se, davvero, si parlasse "solo" d'Amore?

Ascoltare



Pagina 486

Mi chiese di ascoltare e passai tutto il tempo, fermo, a guardare la sua bocca muoversi e non posso negare che a volte la mia attenzione era rivolta solo ad essa: la sua bocca. Rossa.
Il movimento delle labbra crea disegni e il mio pensiero correva lontano.
L'amavo da tempo ma non mi aveva mai ascoltata perché avevo sempre sussurrato.
Mentre parlava pensavo a quanto c'eravamo persi e quanto ci saremmo ancora persi.
Faceva giri strani, frasi lunghe e contorte e di difficile comprensione poi una pausa e:
"Capisci?"
"cosa!"
"ma mi ascolti?"
"io? certo!"
"e allora, non dici nulla?"
"..."
"lo sapevo, cazzo!"
Per qualche istante pensai di aver sognato ma quanto mi accarezzò per l'addio capii che c'era, che era lì.
Fortuna che le donne prendono spesso l'iniziativa.
...quanto c'eravamo persi stando in silenzio.


Un'Arte, rara.
Peccato che poi l'Ascoltatore non abbia le stesse occasioni per essere ascoltato.

Siamo troppo concentrati su noi stessi. Troppo. A volte inutilmente. Se il centro dei pensieri è la superficie allora che si dedichi più tempo agli altri.

Tocca la terra e se serve arriva a raschiarla.
Profumo di freschezza.





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mercoledì 22 giugno 2011

Menzogna

Pagina 448

"è una menzogna!"
" in che altro consiste la menzogna, se non in dire ciò che non si ha nell’animo? (Rosmini)"
"io conosco il mio animo più di quanto voi possiate credere e vi dico il vero"
"voi conoscete il vostro animo ma me lo negate"
"..."
"non solo lo negate ma asserite cose non vere"
"e lei come lo sa?"
"conosco il suo animo, conosco i suoi occhi e non siete ciò che dite"
"sono. non è sufficiente questo?"
"..."
"lasciate che sia il tempo a scoprirmi e non la mia bocca"
Un interminabile bacio
"attenderò che taccia la bocca e parli il suo cuore"
"attenderò che la mia bocca parli dal mio cuore"
"attenderò e sarò qui, con lei"





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martedì 21 giugno 2011

Dentro la tana?

Pagina 470

Oggi il giorno non dovrebbe smettere mai, qui è così ma ci sono le nuvole e allora non vedrò il cielo, la luce e il bacio sfiorato tra Sole e Luna.
Per molti questa notte sarà comunque piena di luce, assenza di sonno, occhi sgranati, cuore e cervello a mille.
Le pecore non possono nulla.
Questa è una notte speciale, di quelle che restano per sempre.
Domani si organizzano dei ricordi indelebili: qualcuno continua a sognarli e qualcuno a svegliarsi ricordandoli in un incubo nonostante i quarantanni suonati.

"dove mi porti?"
"nella tana"
"dentro la tana? adesso? ma sei matta?"
"io? forse!"
"lo sapevo! aspettami è tutto bagnato"
"muoviti"
"ma la tana non scappa"
"ma io sì"
"e dove vai?"
"a scriverti che ci sarò sempre"
"non è vero, stai camminando troppo veloce!"
"ascoltami, io ci sarò"
il rumore di una sveglia
"ci sei ma mi manchi!"

PER TE






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lunedì 20 giugno 2011

Comprensione



Pagina 528

testo sms:
Ho bisogno di comprensione, ho dimenticato. Sì ho dimenticato.
Dovevo chiamarti per gli auguri ma poi tra un impegno e un altro. Oggi era il giorno più importante della tua vita. Anche della mia. Doveva esserlo anche della mia.
Sento freddo, ancora. Prenderò una coperta più calda e decisamente più grande di questa perché possa contenere tutto l'amore che provo per te.
Felicitazioni!
p.s. comprenderai mai il mio dolore?






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domenica 19 giugno 2011

Amici?


Pagina 144

Sono stata tutta la notte a pensarci.
Gli occhi sgranati a fissare il soffitto omogeneo che non ha appigli. Nemmeno un ombra a distrarmi. Nulla.
Abbiamo parlato a lungo e il dolore che hai è il dolore che ho provato e che provo, con te. Con te.
Quel tuo grazie, finale, non era appropriato.
"Grazie, Amico mio" questo è stato.
Amici? Se con questa s'intende un affetto sconfinato, una fratellanza scelta allora che si inventi una parola più forte, un sentimento che racchiuda tutto: "Amore" questo, Amico mio e per questo non c'è bisogno di alcun "Grazie".





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sabato 18 giugno 2011

L'acrobata

Pagina 496

"Quel filo congiunge me alle quattro mete e nel mezzo l'attesa" raccontavo ad un cronista di "La vita è un circo" dopo una mia performance all'inizio della mia carriera da acrobata. "L'acrobata" e molti non conoscevano il mio nome ma quell'articolo determinava l'eccellenza che la stampa mi consegnava.
Ho inventato la sospensione a X.
Lavorai fino a quando un giorno, parlando con un mio allievo dissi: "questi sono i fili che ti separano dalle mete".
Il mio gioco era finito.













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venerdì 17 giugno 2011

Strada


Pagina 46

Ci sono percorsi che cerchiamo.
Costruzione continua della strada che si sceglie di percorrere che poi i lavori, per fortuna, non sono definitivi e a volte, conoscendo l'obiettivo da raggiungere (a volte "solo" la vita stessa), si sistema il progetto: si aggiunge una discesa, una curva, una salita e la si continua a percorrere.
Massimo impegno!
E se l'obiettivo non c'è? Percorrere una strada per cercarlo e poi costruirne una o mille per raggiungerlo.

Fernando Alonso è la prima persona che mi è venuta in mente dopo aver letto "strada". Lui è uno che la strada la mangia con assoluta responsabilità ma con quel pizzico di follia che è l'esatta spezia che manca perché il tutto sia meravigliosamente perfetto!






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giovedì 16 giugno 2011

Distrutta

Pagina 398

L'Anima

Una torta

L'anima di una torta!
Sono distrutta e pare che le parole vengano a me con cognizione di causa.


"... giornata intensa, come tutte le giornate piene di niente. Qualcuno mi ha detto che bisogna cercare un motivo per scendere dal letto. Un figlio, questo il suo motivo. Il mio? L'ho trovato da un anno: cercalavoro! Io non l'ho esattamente cercato me l'hanno trovato loro, velocemente. Che efficienza.
Ho studiato per molti anni con passione. Compassione è quella che provo per me e per quei sogni sempre più lontani. Non mi fermo, pare.
...quasi quarantanni e neanche il lusso di un mutuo.
ho vissuto per anni da sola dividendo l' appartamento con degli studenti, tre, e una coppia ma da quando ho perso il lavoro -perso? perché l'avevo mai preso? contratti a progetto firmati di mese in mese e poi qualcuno parla di Ansia come patologia. Chi non avrebbe l'ansia in queste condizioni?- sono tornata a casa con i miei.
...quarantanni tra cinque giorni ed io me li sento addosso tutti, da anni.
Leggo annunci, ogni giorno, e il tempo perso all'università non mi ha dato la possibilità di fare esperienza come commessa, cassiera, barista, cuoca. Sarei stata perfetta per molti lavori ma non ho esperienza.
A chi serve una con alle spalle sei anni di medicina, ed una laurea (110 e lode), un esame di stato? Ah ho anche molte ore di tirocinio, alle spalle.
...Il mio sogno? Cardiologa.
E' colpa mia se dopo un incidente (mi ha tamponato una macchina con a bordo quattro persone ubriache) sono stata in coma e ho perso l'uso delle gambe?
Sono sveglia da tempo e mi muovo su due ruote ma è colpa mia perché mi sono affacciata in specializzazione tardi e per il mondo del lavoro, tutto, sono vecchia (dicono "grande" ma io non mi offendo perché questi quarantanni me li sento tutti, da anni) e handicappata. Magari si parlasse davvero di Handic-UP!
Un altro giorno di niente, un altro giorno di vita"
da "Racconti di una cercalavoro" di N. Barrai
Distrutta.






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mercoledì 15 giugno 2011

(di) Mostrare


Pagina 538

Mostrare e/o (di) mostrare a se stessi o agli altri.
La partita più difficile?
Il derby.
(nel mostrare e nel di-mostrare si presuppone una vera, o presunta, consapevolezza)

Cercavo di (di)mostrare il meglio. Avrei scoperto poi inutilmente.
Tutti avevano capito il mio gioco e assecondavano il mio copione.
Continuai a lungo a fingere di amarli, odiandoli profondamente ma questo, non lo seppero mai.






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martedì 14 giugno 2011

Il rifiuto


Pagina 132

Ero solito, ormai da mesi, attraversare quella piazza e fermarmi, nel punto che avevo scelto di notte, per poterla guardare. Sotto la lunga finestra, di un palazzo antico, era posizionata la sua scrivania, non la vedevo ma ne percepivo l'esistenza. Il suo capo chino e le sue spalle nude. Capelli, rossi, raccolti. Pelle bianca.
Non avevo il coraggio di dirle niente.
Non avevo coraggio.
Non avevo il coraggio di dirle niente nonostante ogni giorno, poco prima di arrivare nel punto, mi dicevo, esortandomi, "almeno un colpo di tosse".
"Loris" mi chiamò, urlando, un mio vecchio amico. Ero quasi giunto nel punto, mi voltai e salutandolo mi affrettai a raggiungerlo, il punto, sperando di poter sfruttare la situazione.
Quel giorno non c'era lei ma un cartello "NO! al ragazzo immobile nella piazza"
Smise di piacermi.
Fu il rifiuto peggiore della mia vita ma non rimase il solo.

Decidi verso qualcosa o qualcuno e quel qualcosa o qualcuno non decide verso di te ma il rifiuto, credo, è ancora di più perché tu, in un modo o nell'altro, ti esponi e la risposta che ricevi è: NO!

Rifiuto emotivo addolora e squarcia tanto quanto lontanamente paragonabile è il rifiuto, occasionale, del corpo.




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domenica 12 giugno 2011

L' esploratore


Pagina 280

e come i cari e più famosi "Poeti Estinti" anche noi eravamo lì, nella nostra grotta, tutti i martedì sera alle nove. Raccontavamo storie. Ognuno aveva la possibilità di esplorare se stesso, raccontando e gli altri, ascoltando.
Un rito preparava l'inizio del viaggio: un candela, bianca, scatoletta di cerini, foglie di menta, bucce d'arancia e la sua voce che leggeva, con tono formale, data e ora poi, poi ci alzavamo, uno alla volta, e ci identificavamo dando il nostro nome seguito dal nome dell'albero che avevamo deciso ci rappresentava meglio o semplicemente ci piaceva perché Giorgio, che era un allegrone, aveva scelto, senza ironia, il salice piangente e così avevamo aggiunto anche l'opzione "mi piace".
Devo ammettere che ci eravamo legati molto all'idea dell'albero associato alla vita. Non scoprivamo nulla ma da adolescenti, quali eravamo, tutto era nuovo e i pensieri, le analisi, le associazioni ci piaceva credere di averle inventate o quanto meno valorizzate e quindi eravamo convinti di avergli dato nuova luce perché noi, degli alberi, toccavamo le radici e raccontavamo l'appartenenza.
Esplorazione continua.
Quei racconti ci sono ancora, li custodisco gelosamente, noi no.
E chissà se un giorno un vecchio esploratore non sarà ospite della nostra grotta a raccogliere candele, foglie di menta essiccate, bucce d'arancia, fiammiferi e sarà in grado di ricostruire i nostri incontri, un martedì alle nove.

Un lavoro che affascina spesso i bambini, e non solo, perché per "dovere" l'esploratore guarda, cerca, osserva e può essere curioso senza dover dare troppe spiegazioni.






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sabato 11 giugno 2011

Una donnina



Pagina 498

Era minuta, un corpo esile con lunghi capelli neri e bianchi. La parte bianca era netta, erano alcune ciocche bianche che parean disegnate; sciolti accompagnavano lo scialle, scuro, che copriva la sua schiena.
Sedeva tutto il giorno davanti alla porta d'ingresso della sua casa e non rivolgeva parola a nessuno e nessuno le si avvicinava se non un uomo che prendeva, dalla piccola donna, dei dolci.
Solo anni dopo scoprii che era la famosa "donnina" presente in tutti i libri di mafia che avevo letto e i suoi dolci contenevano messaggi di morte.

Donnine & politica. Magari una, come suggeriva l'autore del libro magico, molte. So bene che potremmo passare ore a ragionare e che si troverebbero, perché ci sono, delle spiegazioni e io le comprendo bene ma non condivido la scelta. Spero questo mi sia concesso.

Aveva vissuto come una donna ma era solo una ragazza forse per questo i suoi carnefici la chiamavano donnina.

Seppur una bambina si muoveva come una donnina. Sensazione poco piacevole agli occhi.






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Siamo vini


Per google siamo vini!
Cliccando etichetta e immagini questo è il primo risultato.
Come scrivere un'etichetta su una bottiglia di vino.
Nome di fantasia: se scegliessi quello reale? Monica.
Denominazione di vendita:
vino da conversazione.
Contenuto netto e gradazione alcolica (obbligatorio):
variabile
Denominazione e sede di produzione:
prodotto imbottigliato da cantina Di Famiglia, Italia.
Ma spesso ci sono indicazioni anche sul retro:
Perfetto per pranzi ricchi di cibo e di amici, gioiosi, lunghi (come solo in alcune parti d'Italia sanno fare).
Il vino che tiene compagnia a volte anche stando solo con te stesso!
Da utilizzare responsabilmente.


(Fuori dal gioco, solo per poco.)

venerdì 10 giugno 2011

Trascinarsi

Pagina 204

Si trascina una gamba dolorante, un amore finito (da parte di chi? qui possono trascinarsi entrambi), una valigia pesante.

Ricordo esattamente quel tragitto dalla stazione al bus e poi dal bus... no, quello no perché la fermata, del bus, era a cinque passi, reali, dal portone di casa e poi solo qualche gradino e la gioia nel disfare le valige perché dentro c'era sempre qualcosa che qualcuno, mia madre, aveva messo a mia insaputa.
quella coccola che faceva vibrare l'Anima.

Ricordo di aver trascinato quella gamba fino a non sentire più il dolore cioè non era più localizzato ma presente, equamente, su tutto il corpo.

ricordo quell'amore che ti ha trascinata con Forza, arroganza ed una serie sconfinata di bugie. Fortuna che il sipario si è chiuso con gli applausi e la commozione di tutti. Ottima prova da protagonista, ottima prova di vita.

Porto dentro un peso talmente grande. E' questo dolore che mi fa trascinare i giorni.
Come può essere meraviglioso un essere che ha dimenticato la vita pur producendo ancora respiri?
Sopravvivenza.

Trascinare se stessi come l'acqua su ciotoli, da lei stessa levigati, quando decide di tornare in mare. Credo sia l'imbarazzo dell'inadeguatezza.






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giovedì 9 giugno 2011

Rinuncia!

e la responsabilità del punto esclamativo è tutta dell'Autore.

Pagina 458

Se si trattasse di rinunciare a una tra tante possibilità allora non avrebbe fondamento questa sensazione negativa che mi accompagna dopo aver letto: Rinuncia!
Il dolore della rinuncia è scegliere la non scelta, è allontanarsi prima che sia arrivata la fine e si spera che dal treno in corsa decidi di scendere perché a volte sei buttato giù nel tratto più veloce, se ci sei arrivato al treno.

Mi sposto sul punto esclamativo, mi sposto sull' imperativo e penso ad una esortazione di "salvezza"

Rinuncia a pensare! mi sono detta più volte ma pare che non ci sia la modalità off per la mente. La mia è stacanovista di natura e io tra carattere e temperamento ci ho messo il carico da 90.






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mercoledì 8 giugno 2011

Particolari

Pagina 208

Conosco i particolari del suo volto. lo accarezzo da anni e ne conosco ogni ruga e se chiudo gli occhi continuo a vederlo, interamente. ogni singola parte, ogni singolo dettaglio, tutti i particolari, il particolare: un neo sulla sua guancia destra.


Ci sono storie che viviamo e storie che ci vengono raccontate o che raccontiamo.
Spesso capita, forse proprio perché utilizziamo solo il nostro punto di vista, che molte cose vengono modificate, trasformate. Vengono persi o modificati, volontariamente o meno, dei particolari importanti.
Credo sia il caso di rivolgere l'attenzione su un campo più ampio e quindi prendersi cura dei particolari piuttosto che mal gestirli.
Se raccontiamo una vicenda che non implica solo noi possiamo usare: " secondo il mio punto di vista" o "secondo me" o ancora "per come l'ho vissuta io".
Forse non rischieremmo ferite, a volte, difficili da rimarginare.

E se pensassimo a: "quelli sono dei tipi particolari"?
Non vi viene in mente nessuna casella? ;-)
Potrei non utilizzare il libro magico domani...






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martedì 7 giugno 2011

Il soldato e il condannato

Pagina 288

Il soldato e il condannato
Uno spettacolo, due attori. Prima di entrare in scena il regista decide di invertire i ruoli. Tranquilli, per loro non è proprio una sorpresa perché tutti sanno che quel regista lavora così.
Cambio d'abiti!
Si guardano e l'unica cosa che li differenzia è il cappello che deve indossare il soldato.
Si entra in scena!
Quell'odio covato dal condannato verso il soldato è riversato sul disprezzo provato dal soldato verso il condannato e viceversa.
Due emozioni diverse, forti, contrastanti che hanno trovato casa in entrambi gli attori.

-"prova a descrivermi il meglio della tua città"
-"fammici pensare"
-"fallo però stando all'interno di questa piazza"
-"ma come faccio? è oltre queste mura"
-"dammi la mano, ti porto sul punto più alto della città"
Presi quella mano e solo allora riuscii a descrivergli il luogo più bello della mia città, un castello color ambra.

Spettatrice= accumulatrice di punti di vista!
Il soldato (frutto della lettura dell'attore e del regista lavorando sul lavoro dello sceneggiatore)
Il condannato (frutto della lettura dell'attore e del regista lavorando sul lavoro dello sceneggiatore)
Il mio (la somma dei precedenti e la mia esperienza, il mio pensiero: io)

Com'era quella storia? ah sì:
un meteorologo afferma che non esiste il tempo bello o il tempo brutto ma il tempo. chi ha deciso che una bella giornata è determinata dal sole o dalla pioggia?
(condivisione e sostegno notturno di un amico)


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lunedì 6 giugno 2011

Il gioco delle parole

Come si sceglie un argomento?
Mi sono interrogata in queste ore e alla fine ho preso una
non-decisione (esattamente come il "non-compleanno" a me tanto caro)
Farò scegliere alla casualità gli argomenti!
Mi avvalgo dell'aiuto di un piccolo libro: "Tutti i racconti" F. Kafka

Pagina 22.
La prima parola? La metamorfosi
La prima parola che mi appare è metamorfosi.
Metamorfosi allora. Cavoli, poteva andarmi meglio!
E' vero, potevo avvalermi di un supporto diverso e invece, avendo scelto Kafka, sono rischi che si corrono... anche se continuo a ripeterla, all'infinito, non cambia.

Mi fermo, riparto e questa volta senza esitazioni.

Metamorfosi.
Trasformazione, sì la metamorfosi è la trasformazione. Può essere un desiderio, una meta, un viaggio, un impegno.
La metamorfosi comporta che ci sia qualcosa di assolutamente formato.
Un colore, una consistenza, un profumo, una forma insomma deve essere qualcosa o qualcuno altrimenti da dove partiamo?

Quante volte ci siamo detti, o ci siam sentiti dire, che l'importante è essere e non apparire?
Quante invece ci siamo resi conto essere una coperta comodissima?
Se ci fermiamo al nostro primo strato, senza scavare oltre, non rischiamo di sentire freddo.

Metamorfosi però mi fa pensare a qualcosa di definitivo, è qualcosa di definitivo e il definitivo, non incasella?
Ma è una decisione, penso. Una decisione mia in relazione a quello che ho visto di me, io in relazione a me e io riesco a vedermi, davvero, solo se mi relaziono agli altri.
La società è il nostro specchio, diceva qualcuno, sottolineando che la solitudine non aiuta la comprensione personale da non confondere con il "devi stare sempre tra la gente perché fa bene".
No, no! Qualche momento per me, solo per me, me lo concedo volentieri.

domenica 5 giugno 2011

Le etichette? Mi soffocano

Le etichette, di qualunque carattere, mi soffocano e non dico un'ovvietà perché a volte le etichette ci proteggono e le usiamo come coperte o impermeabili. Ci salvano, ci aiutano e ci fanno sentire parte di qualcosa.
Ecco, io voglio essere parte di tutto, non voglio limitarmi solo a qualcosa e quindi perché rientrare nella categoria donna o uomo/ omo o etero/ bianco o nero/ malato o sano/ destra o sinistra/ buono o cattivo?

siamo tutti un po' di tutto, no?

Facendo questo elenco, devo ammettere, su di una cado: la legalità ma lì parliamo di VALORI e in quelli o ci credi, davvero, o non ci credi.

Il pensiero? Perché sposare un solo pensiero?
Spesso accade per la politica: si sceglie un partito e tutto quello che dice è sacrosanto ma questo vale anche per il resto. per l'autore preferito, il cantante, l'artista, il filosofo, la religione e via all'infinito.

Cerco molteplici punti di vista partendo con l'espressione del mio.

BUON VIAGGIO