martedì 4 giugno 2013

Raccontare l'Arte: Mirella Caldarone



"Se la vita è sentirsi vivi, la mia vita è la fotografia"
Inizia così la nostra chiacchierata.
Su divani rossi e foto a circondarci, Mirella Caldarone mi apre le porte del suo mondo e, senza alcuna fatica, riusco a sentirmi a mio agio. È un luogo, questo, pieno di libertà e libere associazioni.
Mirella non ama parlare e ama molto poco parlare di sé "con la fotografia comunichi senza parlare; è il mio tramite per parlare al mondo" e guardando le foto esposte -della mostra "Nata femmina" – che incorniciano l'incontro arrivano sguardi e gesti che non sono immobili così com'è tipico in foto che sono fermo immagini. Guardando le foto di Mirella si guarda una storia. C'è un prima e un dopo l'istante narrato.
"Il tramite tra la foto e la comunicazione è il silenzio" e avvolte da questi silenzi ricchi mi lascio trasportare dalle energie prodotte da questo racconto che ha i sapori puri e veri della nostra terra.
Mirella nasce nella zona di Piazza La Corte, che è poi il luogo del nostro incontro, e a 15 anni resta abbagliata nel vedere apparire, in camera oscura, un'immagine dalla vasca degli acidi. Arriva, commossa, a scene antiche della sua memoria cariche di odori e sapori.
Per molti anni decide di tener chiusi i cassetti che contengono le sue opere "per molti anni è stato solo per me. Sai che è un linguaggio quando capisci che si crea qualcosa in chi lo percepisce" e questa consapevolezza arriva nel 1998 quando presenta, presso il Centro Ricerche Bonomo "Orme, sentieri di Murgia".
Un po' timida, un po' insicura, utilizza la fotografia come "terapia".
Un mezzo di comunicazione e relazione che l'aiutano ad esprimere il suo mondo interno, che io assaporo con commozione, e a relazionarsi con maggior facilità agli altri.
Le sue foto sono pensieri impressi nell'immagine e se è vero che l'inconscio parla attraverso esse, guardandole si ha la possibilità di guardarsi profondamente.
Mirella non "ruba" mai gli scatti, non utilizza il teleobiettivo e non risponde a delle richieste: "deve continuare a funzionare la mia felicità, il linguaggio del mio desiderio; non voglio non far vivere la mia libertà. Voglio che la libertà venga esercitata".
Se la macchina fotografica le serve come mezzo di comunicazione le chiedo quanto l'obiettivo, come oggetto, crea distanza. La risposta? "Non c'è distanza tra te e l'altro perché c'è sempre la relazione" creatasi prima dello scatto "dando all'attimo la dimensione dell'eternità".
Ci sono delle tinte forti nella personalità di questa Artista capace, come poche, a scrivere con la luce e a raccontare con le immagini.
Sulle note costanti di una insicurezza produttiva, possiede un'umiltà talmente dirompente da poterla mettere fuori rendendo ciò che fa carico di un valore comunicativo indiscusso.
Le tinte forti sono protagoniste delle sue foto b&w dove il grigio è "la scala tonale per raggiungere il bianco e il nero che sono i punti d'arrivo".
Le tinte forti sono le non scelte dei soggetti perché, dice, "voglio cercare la cosa che mi interessa in quello che vivo e vedo".
Ed è una pittrice di luce, una scrittrice di immagini, un'anima libera che riesce ad esprimere, nel suo scatto, esattamente ciò che il cuore ha sussultato.
Sono attimi eterni nei quali ti perdi guardando ogni sua foto ed entrando in quel mondo di immagini e luci in movimento.

#domaniandriese 

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