martedì 26 marzo 2013

Resurrezione



"In quel momento tutto sarebbe stato oro. 
Dopo un lungo bagno nel fango, qualsiasi acqua sarebbe stata purificatrice e qualunque mano avrebbe agevolato la pulizia; qualunque mano poteva essere scambiata come "divina". 
Riuscii a non cadere nel tranello che gli avvenimenti avevano creato, che io stessa avevo creato. 
Preferii tenere addosso quel fango, farlo asciugare fino a che non divenne duro. Io ne ero completamente ricoperta e paralizzata. 
Non riuscivo a muovermi e non percepivo alcun tocco. 
Anestetizzata. 
Ero abituata a quel nuovo abito che mi proteggeva tenendo sospesa la mia vita fino a che non decisi che era ora di toglierlo. Di lavarlo lentamente. 
Abituatami a quelle mani, che con cura avevo scelto, mi sembrò impossibile dovermene separare. Riconoscevo come familiare solo quel tocco e rischiai di creare un ulteriore protezione al mio vivere fino a che non compresi che le mie mani erano le migliori e che il mio agire verso il mondo sarebbe stata l'unica strada possibile alla mia resurrezione. 
Ci sono molte vite all'interno della stessa. 
Io sono in una nuova vita.
Adesso" da "Ogni vita in ogni battito" di Nunzia Barrai edizioni LaBe 

mercoledì 6 marzo 2013

Raccontare l'Arte: Francesco Fisfola



E in una nazione piena di discorsi sulla politica io, ancora una volta, sento l’esigenza di parlare di cultura anche perché, va detto, nei programmi elettorali, qualora ce ne fossero stati di chiari, non se n’è parlato affatto.
Decido di farlo con uno di quei nomi che sintetizza una parte importante del far cultura ad Andria; una personalità scindibile tra quella che egli stesso, con pudore, definisce sensibile e una lucida e razionale. Entrambe abitano Francesco Fisfola. Lo incontro per parlare di cultura e di teatro.
Recentemente, nel suo intervento fatto per gli incontri di “Libera-mente” di Vito Ballarino, ha lasciato il segno con il suo punto di vista chiaro e passionale di ciò che per lui è cultura, e cultura è un punto di partenza. Bisogna partire dalla cultura per creare e dare continui input. Continua crescita attribuita ad essa attraverso l’educazione: abituare le nuove generazioni, e non solo, al gusto del bello.
Francesco Fisfola è oramai da anni direttamente collegato e riconosciuto come uno dei padri di quello che ad oggi resta uno degli eventi culturali e teatrali più importanti della nostra città: il Festival Internazionale Castel dei Mondi per il quale per anni ne è stato direttore di produzione.
Un percorso, il suo, che inizia per quel destino del quale siamo continuamente fautori. Prima di arrivare alla direzione produttiva del Festival, Francesco ha ricoperto incarichi prestigiosi che poco avevano a che fare con il teatro, ma che sono molto legati a quel talento assoluto nell’organizzare e tenere insieme.
Fa molta fatica a considerarsi un leader, ma lo è e lo è della miglior forma, quella carismatica, autorevole che motiva senza creare inutili distanze gerarchiche, e basta ascoltare i ragazzi che con lui e per il festival sono cresciuti per averne l’assoluta conferma. Ed è forse l’unico merito che si ascrive quello di aver sempre creduto e investito sul “materiale umano”.
Il suo racconto del festival è come quello di un padre che racconta di suo figlio o come di un figlio che racconta di sua madre perché per Francesco “il festival è figlio e madre”, appunto. Quello che abbiamo modo di vivere adesso è un percorso in continua evoluzione. Si partì con una rassegna teatrale che durava una sola settimana con sei-otto spettacoli, fino a diventare una macchina di teatro che ha portato trenta compagnie teatrali, da tutto il mondo, sessanta repliche, due settimane di emozioni, mantenendo lo stesso budget. Questo è stato possibile grazie a quella che egli stesso definisce “alchimia produttiva” tra persone (su tutti ricordiamo Riccardo Carbutti, allora unico direttore artistico, e Vincenzo Cannone, direttore amministrativo) che avevano la stessa passione e la stessa voglia di crescere e far crescere un territorio, Andria, che è un cantiere continuo e con grandi potenzialità.
Il successo di questo lavoro stava non “solo” nelle competenze di ognuno ma “nell’intercettare quello che stava per accadere” sulla scena teatrale, non solo italiana, aprendo così al teatro di sperimentazione; alla collaborazione con i “signori del teatro italiano” come Sandro Lombardi ed Eugenio Barba; il teatro internazionale, ricordando la magia portata in piazza da Obludarium, dei fratelli Forman, una delle più belle esperienze della kermesse andriese.
Una delle critiche che da sempre sono state mosse a questo Festival è quella relativa all’elitarismo. La sua risposta? Tutto parte dalla “sensibilità dell’anima che prescinde dalle differenze culturali degli spettatori” anche perché i numeri, nella popolarità, continuano a crescere e ci verrebbe da aggiungere che di ciò che si guarda e si ascolta ad ognuno resta ciò che sente proprio.
Certo che parlare di teatro in una città sprovvista di una struttura adeguata fa sorridere, ma Francesco Fisfola ha le idee molto chiare a riguardo e parla di un “peccato originale” ascrivibile a lontane generazioni politiche che per anni si sono accontentate di un cinema che fungeva e fingeva da teatro. Adesso la necessità sarebbe quella di un contenitore, sul modello di quelli del Nord Europa: una scatola polifunzionale.
Credo, e non sono la sola, che in questi ultimi anni ci sia un interessante fermento culturale nella nostra città, attribuibile sia ai tanti che ritornano dopo anni di formazione in altre città italiane, europee o del mondo sia a ciò che è stato seminato, al miscuglio di generazioni diverse che collaborano e all’investimento fatto su compagnie locali che con il Festival si consolidano come la compagnia Teatro Minimo o quanto accaduto con la storia del teatro di Ricci Forte..
Il Festival che è stato, e sono certa ci sarà sempre, ha seminato tanto e ha dato la possibilità di far arrivare il teatro con la “T” maiuscola ad Andria, abituando molti a quella cultura del bello alla quale facevo cenno prima, e ha permesso ai più giovani di conoscere il nostro meraviglioso centro storico grazie alle diverse location nelle quali il Festival si esprime. Francesco Fisfola ci ricorda che “il Festival è un patrimonio ed è giusto che continui; l’importante è che chi lo gestisce gli voglia bene”. Il tuo futuro? “Portare i prodotti culturali ed identitari fuori”. Il sogno? “Un’esperienza all’estero ma c’è ancora la voglia di restare per proseguire un percorso iniziato”. E noi ci auguriamo sia un percorso ancora molto lungo.


#domaniandriese