domenica 13 aprile 2014

Cronaca di una guerra



Sono stanca dei partiti presi e delle generalizzazioni.
Ieri per caso ho potuto cambiare il mio punto di vista. Ho potuto vedere una manifestazione seguendola da un'altra prospettiva.

Ieri Roma era una città in guerra. Vorrei usare le virgolette ma proprio non ci riesco. Guerra, la lascio così com'è.
Ho visto e avrei voluto urlare.
Avrei voluto abbracciare tutti i poliziotti, ringraziarli e chiedere scusa.
Avrei voluto rassicurarli. Avrei passato ore con loro.

Manifestare i propri diritti è necessario, è un volto della libertà.
Far in modo che tutto vada bene è un dovere di chi ha deciso di indossare una divisa.
L'abuso di potere, qualsiasi abuso di potere è una meschinità umana.

Sono arrabbiata, provo dolore e nausea.

Com'è stato possibile?

Ho percorso, prima dei manifestanti, tutte le strade che avrebbero calpestato e anche quelle che non avrebbero dovuto.

Ho osservato i volti dei poliziotti, ho visto mezzi che non avevo mai visto prima (non ne sentivo la mancanza, avrei voluto poterne fare a meno).

Celeste, celeste e nero.
Nero.

I commercianti hanno chiuso le loro attività:
chi per paura;
chi dopo un consiglio della polizia.

Ho provato ad osservare. Ad osservare e basta ma non nascondo che ero preoccupata e che ciò che vedevo non mi piaceva affatto.

Non un giudizio ma una domanda:
perché tutte quelle forze dell'ordine?

Ho ipotizzato due risposte:
visto i precedenti, devono assicurare che vada tutto bene;
esagerazione e controllo sociale.

Inizia ad arrivare una musica.
Percorro la discesa al contrario.
Il corteo è in arrivo.
Lasciavo alle mie spalle la polizia e andavo incontro ai manifestanti per percorrere un pezzo di strada con loro.
Arrivata in cima, mi sono fermata nel mezzo e immobile sono stata a guardare.
Ero mossa dall'aria di chi mi passava accanto e ho provato a guardare.
Tanti ragazzi, famiglie, immigrati, bambini e adulti.
Un uomo vestito elegante, un cappello e un sigaro in bocca.
L'odore dell'erba fumata e una canna passata tra i ragazzi, le bottiglie di birra come quelle di Coca Cola.
Una voce urlante e una musica rap arrivano da un carro che impera davanti a tutti.
E poi... arance, caschi, bottiglie in vetro, coltelli legati con nastro adesivo alle caviglie, maschere di anonimus e sciarpe girate più e più volte al collo in una giornata di sole.

Una sfilata con tanti volti.
Due ragazzi, mentre camminano lanciano, una a testa, pietre alla polizia che, ferma, immobile, chiude una strada.
I poliziotti erano immobili, fermi e anche lontani.
Stavano chiudendo una strada per contenere il flusso.

Mentre scrivo sento lo stomaco contorcersi e le lacrime bruciano.

Avrei voluto andare lì, guardarli negli occhi e dirgli "grazie" ma sapevo che non potevo, che la comunicazione in quei momenti ha colori scuri e opachi e che io ero fuori da tutto.

Lateralmente.
Ho deciso di percorrere la strada lateralmente perché sentivo che quella, esattamente quella era la mia posizione.
Volevo essere periferica perché, per dichiarare i miei diritti, non ho bisogno di pietre o bottiglie in vetro. Non ho bisogno di una maschera anonima, in plastica, che soffochi il mio essere nel mondo.
Non ho bisogno nemmeno di petardi e bombe carta.

Cercavo di correre, di essere più veloce di loro. Un mare di gente informe. "No, non voglio essere qui. Non con loro. Non così" e provavo a farmi spazio tra la gente.

Bomboletta nera che marchia a fuoco un muro "FREE PALESTINA".

Si fermano tutti per ascoltare un comizio - facciamo tutti, sempre, politica - che inneggia alla lotta, alla battaglia.

Provo a farmi spazio, è claustrofobica quella gente e poi un cordone umano a dividere.
Chiedo di passare, devo raggiungere l'altra riva, mi dicono di no.
Non so bene che sguardo ho ma dico solo un "devo".
Uno dei ragazzi alza un braccio, passo da sotto ed inizio a sentirmi libera.

Sono più spedita perché c'è meno gente. Quando sento che posso respirare ho, avanti ai miei occhi, i poliziotti schierati.
Li guardo ma vorrei abbracciarli.
Mi giro e vedo una carovana arrivare.
E' come essere in una valle ed il flusso di gente, come acqua scende alle pendici.

Fotografi, giornalisti che appuntano qualcosa.

Io sono nel momento.

Mi trattengo per alcuni minuti dietro di loro.
Vorrei proteggerli, vorrei dichiarare, con il corpo la mia posizione.
"Sono con voi, respirate! Spero vada tutto bene ma voi respirate"
Ripeto questo come un mantra.
Ho sempre un po' di magia nel mio pensiero e spero possa arrivare loro tanta energia positiva.
Ad uno di loro si sgancia una cintura, io sono alle sue spalle e vedo le sue mani nude e impacciate per cercare di agganciarla in fretta.

Devo andare perché mi aspettano e attraverso strade semi vuote e a tratti stracolme, strabordanti di un silenzio che non mi piace.

Lascio alle mie spalle uno scenario che di lì a pochi minuti sarà esattamente ciò che i telegiornali hanno trasmesso.

Gioia Guglielmi

4 commenti:

  1. Cara Gioia, il tuo resoconto è quello di una persona che vive nel futuro e che per caso viene catapultata in una manifestazione di cui ignora motivazioni e contesto. E' il resoconto fotografico ed emotivo di una giornata romana. Se lo si osserva così non si può che condividere il tuo bel scrivere. Ma c'è un ma... e ignorare questo "MA" è grande come una casa e sarebbe un errore grave non analizzarlo. Noi non veniamo dal futuro, ma siamo parte di un presente che si aggancia ad un passato. La manifestazione "violenta", "mascherata", "cannata", "bevuta", "armata" per usare alcuni tuoi scritti, la dobbiamo leggere attualizzata nel presente, ricordando il passato e guardando anche al futuro. Se non facciamo questo esercizio intellettuale, la cronaca per quanto veritiera, rimane monca. Tu molte volte dici di voler abbracciare i poliziotti. Come lavoratori certamente, come gente che fa il proprio dovere anche, ma come aguzzini e violenti no. Attualizzare significa sapere che: viviamo in una società ingiusta prevaricatrice e con delle classi dominanti delegittimate incompetenti colluse. Una società dove la “meglio gioventù” vive senza speranza e con un futuro incerto. Una società che persegue i suoi interessi economici; passando sui diritti della natura e degli abitanti di molte luoghi italiani. Una società ingiusta fino al midollo dove non è assicurato non solo un lavoro ma nemmeno una casa in cui vivere. Una società dove la politica è collusa con i potentati economici e mafiosi. Dove i diritti dei molti sono calpestati continuamente e i privilegi dei pochi son salvati e perpetrati. Mi fermo in quest’analisi perché so che in buona parte la condividi. E siamo giunti al punto. Come fare per invertire la storia? Bisogna protestare in maniera civile ordinata e ossequiosa di tutte le regole che lo stesso potere contro cui si va a manifestare, impone? Bisogna stare tranquilli come abbiamo fatto noi delle Agende Rosse? A cui sono stati negati diritti come l’essere ricevuti dal Ministro, o più semplicemente quello di manifestare tranquillamente davanti al luogo deputato che era e doveva essere il ministero dell’interno. Allora noi che siamo stati “sudditi obbedienti” siamo stati dei bravi cittadini, che hanno disciplinatamente gridato qualche slogan, esposto qualche cartello, in una piazza in culo al mondo. Ignorati e sopportati. Poi tutti a casa e viva la democrazia. Io quei bravi poliziotti messi lì, per impedire che il popolo si avvicinasse anche simbolicamente ai luoghi del potere, proprio non me la sento di abbracciarli. Non ho niente contro di loro ma contro il potere che rappresentano si. Cara, Irene non si possono abbracciare poliziotti che giustificano il loro operato quando dicono che hanno scambiato una ragazza inerme già picchiata sul selciato romano, per uno zaino. Non posso abbracciare i poliziotti della Diaz o di Bolzaneto. Si sa che la violenza non porta a niente. Io so che la violenza non produce benefici ma alibi ai potenti per sottomettere ancora più brutalmente i “sudditi ribelli” e rafforzare il loro potere becero e cattivo. Questo, però, non mi impedisce di “capire” chi dopo decine di manifestazioni pacifiche, con: cappellini, magliette, fischietti, cartelli e slogan sistematicamente derisi e ignorati; grida basta. Scandalizzarsi del fatto che le manifestazioni dopo anni e anni cominciano a diventare “violente” è da veri ingenui. Scusami per la lunghezza e per la confusione del mio scrivere. Concludo dicendoti manifestare con la bellezza della propria faccia e bellissimo e giusto. Ma è giusto che un ragazzo che rompe una vetrina facendo un danno di 1000 euro si faccia sei mesi di carcere VERO. E chi invece pur governando questo paese da vent'anni, pur avendo evaso tasse per centinaia di milioni si faccia alla fine 40 ore di assistenza agli anziani? Se la risposta è quella che credo… allora cara mia la maschera potrebbe essere anche giustificata. Con amicizia Vito

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    1. Caro Vito,
      grazie per questo tuo commento e grazie anche per la possibilità che mi dai di sviscerare ulteriormente la questione.
      Come sai, molte cose le condividiamo.
      Ci terrei ad aggiungere qualcosa
      nel testo dico "Manifestare i propri diritti è necessario, è un volto della libertà.
      Far in modo che tutto vada bene è un dovere di chi ha deciso di indossare una divisa.
      L'abuso di potere, qualsiasi abuso di potere è una meschinità umana."
      E quindi, la violenza qualsiasi essa sia e qualunque forma abbia, a maggior ragione se è un abuso di potere e posizione, è da condannare.
      Dico anche che sono stanca dei partiti presi e che è necessario fare delle distinzioni perché nel mettere le persone tutte in uno stesso giudizio, sotto una stessa etichetta appunto, si perde la specificità di ognuno e non tutti agiscono per il bene.
      La mia descrizione non era giudicante ma un punto di vista diverso nel quale mi sono trovata.
      Credo che manifestare sia un diritto, farlo armati una drammaticità alla quale siamo sempre più abituati e questo non giustifica nessuno. Se dei poliziotti e dei manifestanti hanno sbagliato, come cittadini italiani, è giusto che paghino.
      La legge è uguale per tutti, è scritto.
      Solo scritto purtroppo.
      Quanto a noi Agende Rosse...
      credo che la violenza dei linguaggi e delle azioni della politica sia da combattere con una comunicazione opposta. Educata e Legale.
      e noi abbiamo il dovere di esserne rappresentanti assoluti.

      Con stima e amicizia
      Gioia

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    2. "L'abuso di potere, qualsiasi abuso di potere è una meschinità umana." Non sono d'accordo l'abuso di potere è una prevaricazione grave, nei confronti del popolo sovrano. Troppo comodo bollarla come "meschinità" del singolo. E' evidente che ci sono alcune manifestazioni che vengono "attenzionate" più delle altre. E' evidente che alcuni gruppi siano da tenere a bada con qualsiasi mezzo, lecito o meschino. Abbiamo visto poliziotti che si sono tolti i caschi quando a manifestare erano i forconi. Cioè quando a manifestare erano non i giovani disperati... ma le pance molli di chi per anni ha fatto soldi a palate votando sempre per la conservazione,. Gente che gongolava quando Berlusconi gli ammiccava dichiarando che evadere le tasse in fondo non poi così grave. Adesso che la crisi morde il loro portafoglio diventano “Black Block” con forconi annessi, sentendosi in dovere di chiudere perentoriamente: strade stazioni, negozi ecc. Eppure questi manifestanti non hanno ricevuto le amorevoli attenzioni delle forze dell'ordine. Anzi, hanno ricevuto la loro solidarietà. Difronte a questa gente si sono tolti i loro caschi. Caschi naturalmente senza numero identificativo, (che non vogliono assolutamente… chissà perche?) Allora non è che in qualcuno scatta la voglia della legalità imposta a forza di cariche, manganellate e lagrimogeni solo se a manifestare sono i disperati, gli arrabbiati i senza garanzia? La Diaz e Bolzaneto ne sono la prova più evidente. Io dico al poliziotto: arresta ferma il manifestante violento è il tuo dovere... ma... una volta fermato non ti devi sentire in dovere di picchiarlo, calpestarlo. Questi comportamenti generano odio e sono alla base di future violenze. Non voglio aprire adesso qui, il capitolo degli infiltrati, ma anche di questo ci sono prove evidenti. "l'ideale sarebbe che di queste manifestazioni fosse vittima un passante, meglio come ho già detto un vecchio, una donna o un bambino , rimanendo ferito da qualche colpo di arma da fuoco sparato dai dimostranti: basterebbe una ferita lieve, ma meglio sarebbe se fosse grave, ma senza pericolo per la vita". Una situazione che farebbe crescere nella gente comune "la paura dei manifestanti e con la paura l'odio verso di essi e i loro mandanti o chi da qualche loft o da qualche redazione…". Sai chi scriveva e predicava queste cose Il ministro degli Interni Cossiga. Chiudo ribadendo la mia convinzione che la protesta non violenta è sempre la via da seguire. Ma non chiedetemi di santificare le violenze, se vengono da parte di uno Stato incapace, con la scusa dell’ordine pubblico. Cara gioia tu scrivi “Quanto a noi Agende Rosse... credo che la violenza dei linguaggi e delle azioni della politica sia da combattere con una comunicazione opposta. Educata e Legale. E noi abbiamo il dovere di esserne rappresentanti assoluti.” Anche su questo avrei da ridire. Io rivendico il diritto di essere “maleducato” con chi è colluso con la mafia, con chi nasconde i fatti con chi depista e infiltra. I toni devono. non possono che essere che forti, ed è così non ci ascoltano figurarsi se diventiamo un gruppo di chierichetti educati e osservanti. Felice di scambiare opinioni con una persona intelligente… Vito

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  2. la bellezza ha bisogno di un respiro diverso. la rabbia accomuna colori opachi!
    felice anch'io di poter avere un confronto così con te!
    A presto!

    Gioia

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