domenica 18 settembre 2011

Musica che regala immagini


17 Settembre 2011

Fabrizio Bosso & Luciano Biondini Taccuini di viaggio

Mentre scorrono le note io vedo dei film, questi film.

È Musica!

1.Le note come bambini. Giocano tra loro, corrono, si rincorrono, fanno salti, si prendono per mano e fanno girotondi e poi due di loro litigano e, e la più soave di loro rimette pace e due a due per tutta la sala.

2.Un uomo e una donna che accarezzandosi parlano senza parole, d’amore. Il suo volto poggiato a quello di lui “ci sarò”, lei spaventata si allontana. Rilanciandosi tra le sue braccia ripone la sua guancia ancor una volta sulla sua. Riprende a parlare agitata e lui, ancor una volta, la rassicura. Un bacio, il loro bacio.

3.Una ragazza vestita di merletti bianchi gioca e corre giù dalla cima, raggiunta dal suo Amico procedono veloci e ridono e, mano nella mano, proseguono veloci. Ridono e, mano nella mano, proseguono. Capriole e poi fiori e poi nuvole e vento a scompigliare. Fiori. Ne coglie uno e lo mette tra i capelli di lei e si riparte; raggiunta è la festa di paese. È una gran gioia. Sera, piena di colori, luci e gente in festa. Dialogano dopo aver visto la donna nera, non è per loro e girano, danzano. “ascoltami, lei vuole tutto e prima o poi tu le consegnerai le chiavi della città. Ci manderà via” è preoccupata. “ capisco la tua ansia e no, non le avrà”, “sei sicuro?”, “ma perché non ti fidi di me?”, “non mi fido di te”, “vero?”, “non mi fido”, “…”, “non mi fido di lei, Nera!”. La prende per mano e ritornano tra la gente per l’ultimo salto.

4.Sala fumosa. Divano rosso scuro in tessuto. Melanconia. Un bicchiere di vino rosso posato sul tavolino e il sigaro continua a bruciare, lento. Una tela scura sovrasta la parete lasciata sola che non chiede se non di essere guardata. Si toglie la giacca, è seduto, migliora il suo corpo sul divano restando composto e adagiato con familiare emozione senza attirare l’attenzione su di sé. Elegante. Guarda in basso e i pensieri scorrono veloci e in conflitto, come tutti i pensieri. Malinconia. Vino rosso. Picchietta sul pavimento il piede e si racconta, a se stesso. Nudo. Completamente nudo. Incalzanti ricordi ed eventi. Non riesce a spiegarsi alcune cose. Prova a sussurrarsele ad alta voce. Nodo in gola sciolto che consegna una liberazione che è di pace. “Sarà questa la serenità che mi fa sorridere” ma quando la vede entrare sorridente con lui… lungo respiro.

5.Sventolano gonne lunghe. In coreografia entrano correndo a piccoli passi e poi prendono tutto lo spazio.

Cadono

Lenti

Lenti

Lenti

Lui, centrale nella scena, con virtuosi volteggi

Si rialzano

Piano

Piano

E si muovono occupando il loro spazio vitale. Nessuno scambio e poi una rete data dall’intreccio delle braccia lo protegge mentre ondeggia ferito al centro. Rosa antico, è vestita di rosa antico. Cammina piano ed entra sotto le braccia intrecciate. Lo raggiunge. Lui fermo, immobile e lei danza sola, volteggia poi lui carezzandola l’avvolge. Libere le mani ad ondeggiare e a recuperare il perimetro di quel salone con pavimento lucido di quel palazzo antico pieno di dipinti e particolari dorati e d’oro.

Sventolano gonne lunghe.

Lui e lei sono seduti al centro della sala sotto il grande lampadario e sono in linea esatta con la porta lunga, in legno, alle loro spalle. Scura e lucida.

Gonne e volteggi.

I due si alzano piano e corrono ai margini mentre le donne, dalle gonne svolazzanti, accorrono in centro a formare un cerchio, pieno.

6. Lei con una sigaretta, sul ciglio di una strada. Poca luce. Avanti e in dietro, cammina lenta, avanti e in dietro. Tratto breve. Vestito nero a scoprire gambe e petto, pallidi. Scarpe con un tacco poco invadente a farla ondeggiare.

Fuma lenta e ogni volta che la sua bocca è piena di fumo lo trattiene ed esce lento a bocca stretta. Quante sigarette, terminate, sull’asfalto e per noia e disgusto a bocca aperta il rigurgito di un fumo che non è più in grado di contenere. Braccia conserte, sigaretta stretta tra le labbra e le lacrime le segnano il volto a scendere lungo il collo fino a giungere al seno.

Arriva inaspettata e piacevole una musica da lontano, alza la testa, sorride ed inizia ad ondeggiare e con la testa rivolta alle stelle, gli occhi chiusi, un sorriso che si disegna sul volto, fa cadere morbide le braccia, aperte.

Ondeggiano le spalle e il lampione che la illumina le chiede di danzare. “no!” con un sorriso.

7. si annuncia che c’è.

Uno sguardo dall’anima

Un mimo, addormentato

Viene svegliato

L’annuncia, c’è!

Gioca con le mani, asciuga una lacrima dopo aver colto un fiore poi porta una mano alla bocca, saltella divertito e poi cade e muove, pedalando le gambe, in aria.

Si adagia sul pavimento, viene raggiunto dai piccoli spettatori del suo teatrino.

Le luci in alto a modificar le stelle che si rincorrono dispettose.

Corrono

Corrono

Corrono

Annuncio. C’è!

Corrono le stelle.

Schhhhh

8. sacralità del suono, incalzante rivelazione di un fattaccio. Due donne sedute fuori dalla porta di casa. Una racconta preoccupata e rammaricata; l’altra ascolta silenziosa. La prima incalza il racconto e la seconda preoccupata cerca di raccogliere quello sfogo.

Indossano quel lutto eterno sotto il sole cocente che solo la terra di Puglia dona.

Si accavallano le voci e poi una lascia spazio all’altra per poi rincalzare dicendo quello che pensa nascondendolo dietro la diplomazia insegnata dall’educazione paesana “fatti i fatti tuoi e campi cento anni”.

I piccoli pezzetti di pasta fresca appena carezzata saltano sulla spianatoia in legno, chiaro, sorretta dalle loro gambe, scure. Stendere la farina accarezzandola e facendo il solletico alla creazione mentre l’altra continua a far saltare quei piccoli pezzi di pasta fresca.

9. bis1 Un graffio. Una porta che aprendosi e chiudendosi con il vento scompiglia i capelli di un’anziana cieca che sorride e guarda il cielo e con esso le stelle. Me le indica nelle loro posizioni e ci sono, ci sono. Mi racconta la sua vita. La fame. La guerra. Ascolto.

10. bis2 Wow! Ambra a toccare il cielo.

domenica 11 settembre 2011

Contenitore di


Immagino me stessa e te, te, come un contenitore.
I contenitori contengono.
Barattolo di vetro.
Non tutto è trasparente.
Pareti:
dure,
lisce,
molto lisce.
E il contenuto?
Solo quando accetteremo di contenere, tutti, una buona dose di crudeltà saremo in grado di comprendere meglio noi stessi e il mondo, tutto, che ci circonda e quelle piccole quantità d'Amore che possediamo.
Allontanare da noi il male, quello che è brutto, quello che è nero, quello che non piace- e non ci piace?- blocca tutto e segna strade tortuose e immissioni in labirinti senza alcuna via di fuga.
Io contengo... contenuto.

sabato 10 settembre 2011

Parlo piano


























E non pensare che sia tutto svanito
perché io ascolto,
perché il tuo silenzio invade i miei pensieri, da anni.
(la verità? nascondi te stessa da tempo perché tutto è morto, quel giorno)
il giorno è arrivato e tu continui a restare lì.
io passo,
accarezzo,
distruggo.
l'anima non ha respiri.
parla piano e lasciami cadere,
scivolare sopra il tuo petto bagnato dalle mie lacrime,
le tue mani accarezzano il mio volto,
da quella gioia che è talmente tanta e profonda che non sorridi, non ce la fai, non basta e le lacrime scivolano e le mangi e quando senti il salato allora ricominciano e ti guardo e ti bacio.
e ti bacio
ti bacio.
Parla piano e lasciami tacere,
nel silenzio io
resto in solitudine.
Come puoi non sentire?
Riesci a sentire?
riesci ancora a sentire?
Il prezzo, salato, della vita.
Ti bacio, io.

Parla Piano di Vinicio Capossela
http://youtu.be/Wa6TYe6ocTA


giovedì 1 settembre 2011

Lingua madre


E poi le parole arrivano quando meno te lo aspetti e a volte assumono il suono più caldo che tu possa percepire perché i dialetti regalano emozioni purissime soprattutto se sono frutto di uno studio attento, di un apprendimento infinito e di osservazione.
Ci sono parole ed espressioni intraducibili perché raccontano un'emozione, quella emozione specifica e lo fanno con tutte le sfumature, nel dettaglio.
Ci sono colori nella voce che scopri di avere solo quando pronunci alcuni suoni che sono così insiti nel tuo cavo orale che... insomma ci sono suoni che ritrovi solo lì e che ti fanno vivere un'altra te che ti commuove.
Il dialetto, i dialetti, regalano emozioni che hanno il profumo del bracere e degli odori del pranzo appena preparato.
Il dialetto è la lingua madre e io ne sono, orgogliosamente, figlia.