mercoledì 26 ottobre 2011

Ancora una volta


e ne capiteranno molte altre e prima o poi si parlerà anche della mia.
Egoisticamente, come pochi ammettono, vorrei accadesse in fretta o meglio prima di altri insostituibili ma, visto come stanno andando le cose, è davvero chiaro che i giochi si decidono altrove.
La cosa che più mi è mancata è stata la lucidità del ricordo e la lucidità nel ripetermi di memorizzare tutto e così tornano alla memoria solo le cose che naturalmente sono venute a me senza il pensiero del "per sempre".
Tornerei in quelle stanze, osserverei ancor più a lungo, ascolterei l'amplificazione dei respiri ma soprattutto mi ricorderei di quel maledettissimo "per sempre" che la morte porta con se.

Alla ricerca di un posto sicuro nel quale poter custodire tutto gelosamente perché non si può andare oltre perché non siamo più quello che eravamo. avremo sempre un pezzo in meno di vita e un pezzo in più nero. Un macigno sullo sterno che spesso rende impossibile il respiro e capace di rendere le urla, concretamente, mute.




sabato 22 ottobre 2011

"intimità collettiva non governata"


...questa la reazione alla visione di uno Psicodramma Moreniano.
Inaspettata e, per questo, assolutamente gradita.
"Intimità collettiva non governata"
Potrei analizzare scindendo le parti ma provo a lasciarmi andare alla sensazione che il tutto ha su di me e quindi provo ad immaginare il suo pensiero, il suo stato d'animo.
Percepisco l'invadenza.
Probabilmente lo "spettatore" ha percepito il tutto come un'invasione morale, emotiva. è stato squarciato un velo, privato, in presenza di altri e a questi altri (il gruppo) si sono aggiunti gli spettatori: noi. Noi che possiamo guardare quell'emozione.
Se ci pensi è un po' come accade quando vai a cinema o a teatro ed entri, davvero, nella storia narrata. Lì c'è l'interpretazione di terzi.
Attraverso l'emozione privata e personale dell'attore (sarà per questo che ho molta cura e curiosità verso questi ultimi?) si mettono in scena storie; qui, nello Psicodramma -visionato solo a scopi didattici- ognuno interpreta se stesso, seguendo la sceneggiatura della sua vita.
Questo rende il tutto "fastidioso"?

Psicodramma?
mmm
mi verrebbe, istintivamente, da dire: portare in scena la propria vita, interpretando se stessi e le persone che ne fanno parte, vivere le relazioni attraverso l'improvvisazione, in un continuo gioco di ruoli.
Esatto, gioco!
Psicodramma, come ha detto qualcuno (Ottavio Rosati), è una traduzione infelice ecco perché se parliamo di Psicoplay, forse, dico forse, è più facile pensare alla recitazione e al gioco.
Il gioco, fondamentale per il bambino, lo è anche per l'adulto. è fondamentale sempre.
Dovremmo essere costantemente spinti dalla curiosità e dalla meraviglia.
Non è uno spettacolo teatrale.
Non si prostituiscono emozioni.
Non lo si farebbe mai. Mai!
Però continuo ad avere incertezze sull' "intimità collettiva non governata"
Intimità collettiva.
Governata?
Se si crea un'intimità collettiva, probabilmente ci stiamo relazionando ad un gruppo, e se un gruppo crea un'intimità, perché questa dovrebbe essere governata?
Indirizzata, forse si intendeva dire indirizzata, analizzata.
Infatti lo psicoterapeuta non lascia scoperti ma avvolge, elabora: restituisce.

Ed io che pensavo di aver scelto un linguaggio comunicativo, quello dell'Arte attraverso lo Psicodramma di Moreno, esplicito e chiaro.

Il lavoro parte da qui.

Esigenza continua.
Il confronto come necessità.


ps di Ottavio Rosati Nella forma classica di psico.play, il paziente inscena una situazione presente passata o futura della sua vita, in un gioco improvvisato il cui scopo è la terapia e la comunicazione, non lo spettacolo. Sono necessari un gruppo, degli attori (detti ego ausiliari) e uno o più conduttori. Ė possibile il ricorso a luci, musiche, elementi scenici e attrezzi. Ė augurabile un apposito teatro di psico.play a pianta centrale o, per lo meno, uno spazio ampio e articolabile.
Il conduttore aiuta il paziente di turno a distribuire i ruoli e ad interpretare se stesso, per meglio comprendere e trasformare la propria vita. Il gruppo funziona, prima come una compagnia teatrale a disposizione del singolo paziente e poi come una platea che rispecchia il gioco e gli risponde con altri giochi. Questa circolarità dà vita a uno stato d’animo atipico, più facile da vivere che da definire a parole: qualcosa tra ciò che Eugenio Barba chiama “il terzo teatro” e il meccanismo che la psichiatra tedesca Gretel Leutz, una delle prime allieve di Moreno, chiama alleanza collegiale terapeutica.

martedì 18 ottobre 2011

Altro per la mente


Pagina 164

Altro per la mente, ci vuole altro per la mente.
Non basta della musica ma ci vogliono immagini e allora possiamo metterci dei colori e della luce.
Penombra,
così da non disturbare gli occhi. La penombra poi crea le ombre e si può giocare con le mani e fare giochi strani.
Disegniamo sul muro e raccontiamo.
Ci vuole altro per la mente.
Fantasia.
Ci vuole che la mente viva di fantasia.
Ci vuole che la mente faccia dei giochi continui.

Oggi sono diverso da quello che ero ieri.
Chi?
Decidi, comunicami e io risponderò di conseguenza.
(airoldofortuna@tuprimaditutto.it)
Role Paying, puro. Ma sono in pochi a farcela.
Noiosi

dalla rivista "Tu, prima di tutto" la rubrica "Giochi interattivi" di Airoldo Fortuna



"e se quel riferimento alla pagina non ti dice nulla è solo perché hai perso le regole del gioco che trovi qui:http://noetichette.blogspot.com/2011/06/il-gioco-delle-parole.html e se non sai nulla della rivista, allora puoi andare qui:http://noetichette.blogspot.com/2011/07/la-infelicita-di-uno-scapolo.html BUON VIAGGIO!"monica

lunedì 17 ottobre 2011

Non rispondono affatto


Pagina 422

"...non rispondono affatto alle descrizioni che mi aveva scritto e non per bugia o mancanza di attenzione o, peggio ancora, volontà di mentire.
Avrebbe mentito prima di tutto a se stessa, se l'avesse fatto intenzionalmente, e lei non amava farsi del male. Lei no.
Le sue descrizioni, non rispondevano affatto alla realtà che vedono tutti. Ma alla sua sì.
Mi spiego, mio adorato Amico e nel farlo mi scuso per questo mio affanno emotivo.
Vorrei farle sentire che respiro profondamente per prendere tempo ma forse il tratto della mia mano e la grafia sgualcita le faranno percepire la mia agitazione, questa agitazione che non si placa.
Ci provo con calma ma le mani tremano in sintonia perfetta con le gambe e la gola.
Aveva pensato di aver trovato una persona sincera e affidabile e per quello che lei viveva e vedeva lo era, ma poi si è affacciata alla finestra in un insolito orario, alle due e tre quarti del pomeriggio, in estate quando il sole è lucente e l'ombra è benedetta.
In quell'ora insolita ha scorto nel giardino due sagome, in ombra, accanto ad un albero. In piedi, uno di fronte all'altro.
Una di queste era palesemente femminile, visti i lunghi boccoli a coprire la schiena per intero, e in una casa abitata da soli uomini, è un po' stano; a quel punto le si disegnò un sorriso sul volto e il respiro profondo accompagnò la sensazione di sollievo nel riconoscere, in quella donna, la sua cara amica Clara e lo era, lo era anche mentre baciava quell'uomo. Lo era anche mentre percepiva che quell'uomo era suo marito.
Suo marito.
Mio marito, Amico mio; era mio marito.
Mio marito.
Ho provato a farlo ma, pur scrivendovi in terza persona, il dolore non riesce ad allontanarsi da me.
Sono io che soffro e le lacrime salate che mi tagliano gli occhi sono mie.
Attendo un suo abbraccio e un suo pensiero come si attende ossigeno.
Ne ho profonda necessità.
Non mi faccia aspettare troppo, la prego.
Con l'affetto di sempre.
Maddalena"
da "dell'Amore" di Nunzia Barrai



"e se quel riferimento alla pagina non ti dice nulla è solo perché hai perso le regole del gioco che trovi qui:http://noetichette.blogspot.com/2011/06/il-gioco-delle-parole.html BUON VIAGGIO!"monica

venerdì 14 ottobre 2011

the dangerous Italians' memory








"A dangerous method" è il nuovo film di David Cronenberg che affascina molto per la storia raccontata.
I protagonisti sono
gli uomini che hanno mosso i primi passi all'interno della nostra mente -che non è un organo ma il centro delle esperienze emotive più o meno inconsce- Freud, Jung e una storia d'amore.
Un Amore forte, coinvolgente e a tratti devastante quello tra una sconosciuta Sabina Spierlein e il professore Carl Gustav Jung allievo del padre della Psicoanalisi, Sigmund Freud.
Impossibile secondo la deontologia degli psicologi (e non solo...) un rapporto privato e/o sessuale con una paziente. C'è il rispetto del setting che viene meno, la salute del paziente e del terapeuta e tanto, tanto di più.
Sconcertante, sconvolgente, emotivamente forte e dannatamente umano.
Ma,
ma di questo ne aveva parlato magistralmente Roberto Faenza nel suo Prendimi l'Anima, film del 2003, che racconta la stessa storia.
Ma
perché abbiamo questa verità, perchè sappiamo di questa relazione?
Questa storia è vera e dobbiamo questa scoperta ad
Aldo Carotenuto! http://youtu.be/TwakbDlziz4
La sua ricerca, la sua passione.
I grazie devono essere mirati ed è solo un'occasione colta per far arrivare un grazie infinito fin lassù.

L'Italia è un paese che ha poca memoria. L'Italia è un paese che permette al mondo di far dimenticare tante cose!
Un po' d'Amor proprio non guasterebbe, no.
Sano Amor Proprio.




martedì 11 ottobre 2011

Vorrei


"Vorrei avere quel nome da chiamare, quelle braccia che mi aspettano e quella voce -calda- che mi sussurra, incondizionatamente, amore.
Vorrei avere i nostri ricordi.
Vorrei accarezzare le tue labbra con le mie e riconoscere sempre lo stesso calore.
Vorrei sentire le tue mani sul mio corpo, senza percepirne la distanza.
Vorrei poterti pensare tanto da perdere ogni riferimento con la realtà.
Vorrei sorridere ogni volta che penso a te o alla notte appena trascorsa.
Vorrei non sentire alcun rumore mentre ti leggo.
Vorrei poterti raccontare dei miei sogni, ascoltare i tuoi e provare a cercare insieme la strada per realizzarli.
Vorrei vivere a pieno la mia vita e la nostra.
Vorrei, è vero ma aspetto con ansia il nostro incontro cercando in ogni angolo del mondo un'emozione nuova, una scoperta nuova."
da "Vorrei innamorarmi" di Nunzia Barrai

mercoledì 5 ottobre 2011

Steve Jobs 1955-2011

‎''Restate affamati, siate ingenui'' Steve Jobs


Chi non si rattrista per questa morte non ha compreso il valore
del'unicità della vita stessa.