"Se la vita è sentirsi vivi, la mia vita è la
fotografia"
Inizia così la nostra chiacchierata.
Su divani rossi e foto a circondarci, Mirella Caldarone mi
apre le porte del suo mondo e, senza alcuna fatica, riusco a sentirmi a mio agio. È un luogo, questo, pieno di libertà e libere associazioni.
Mirella non ama parlare e ama molto poco parlare di sé
"con la fotografia comunichi senza parlare; è il mio tramite per parlare
al mondo" e guardando le foto esposte -della mostra "Nata
femmina" – che incorniciano l'incontro arrivano sguardi e gesti che non
sono immobili così com'è tipico in foto che sono fermo immagini. Guardando le
foto di Mirella si guarda una storia. C'è un prima e un dopo l'istante narrato.
"Il tramite tra la foto e la comunicazione è il
silenzio" e avvolte da questi silenzi ricchi mi lascio trasportare dalle
energie prodotte da questo racconto che ha i sapori puri e veri della nostra
terra.
Mirella nasce nella zona di Piazza La Corte, che è poi il
luogo del nostro incontro, e a 15 anni resta abbagliata nel vedere apparire, in
camera oscura, un'immagine dalla vasca degli acidi. Arriva, commossa, a scene
antiche della sua memoria cariche di odori e sapori.
Per molti anni decide di tener chiusi i cassetti che
contengono le sue opere "per molti anni è stato solo per me. Sai che è un
linguaggio quando capisci che si crea qualcosa in chi lo percepisce" e
questa consapevolezza arriva nel 1998 quando presenta, presso il Centro
Ricerche Bonomo "Orme, sentieri di Murgia".
Un po' timida, un po' insicura, utilizza la fotografia
come "terapia".
Un mezzo di comunicazione e relazione che l'aiutano ad
esprimere il suo mondo interno, che io assaporo con commozione, e a
relazionarsi con maggior facilità agli altri.
Le sue foto sono pensieri impressi nell'immagine e se è
vero che l'inconscio parla attraverso esse, guardandole si ha la possibilità di
guardarsi profondamente.
Mirella non "ruba" mai gli scatti, non utilizza
il teleobiettivo e non risponde a delle richieste: "deve continuare a
funzionare la mia felicità, il linguaggio del mio desiderio; non voglio non far
vivere la mia libertà. Voglio che la libertà venga esercitata".
Se la macchina fotografica le serve come mezzo di
comunicazione le chiedo quanto l'obiettivo, come oggetto, crea distanza. La
risposta? "Non c'è distanza tra te e l'altro perché c'è sempre la
relazione" creatasi prima dello scatto "dando all'attimo la
dimensione dell'eternità".
Ci sono delle tinte forti nella personalità di questa
Artista capace, come poche, a scrivere con la luce e a raccontare con le
immagini.
Sulle note costanti di una insicurezza produttiva,
possiede un'umiltà talmente dirompente da poterla mettere fuori rendendo ciò
che fa carico di un valore comunicativo indiscusso.
Le tinte forti sono protagoniste delle sue foto b&w
dove il grigio è "la scala tonale per raggiungere il bianco e il nero che
sono i punti d'arrivo".
Le tinte forti sono le non scelte dei soggetti perché,
dice, "voglio cercare la cosa che mi interessa in quello che vivo e
vedo".
Ed è una pittrice di luce, una scrittrice di immagini,
un'anima libera che riesce ad esprimere, nel suo scatto, esattamente ciò che il
cuore ha sussultato.
Sono attimi eterni nei quali ti perdi guardando ogni sua
foto ed entrando in quel mondo di immagini e luci in movimento.
#domaniandriese
#domaniandriese
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